“Oggi è un buon giorno per salvare vite”

 “Oggi è un buon giorno per salvare vite”
(condivido un prezioso ricordo)
Ormai devo arrendermi al fatto che la fine dell’anno, il Natale ,le festività, hanno sulla mia stagionata massa neuronale un effetto strano, che mi porta a riflessioni e considerazioni, sempre semiserie, ma che un tempo non mi erano congeniali.
La nostra professione è molto cambiata negli ultimi anni. Ci siamo “medicalizzati”, ricorriamo sempre più spesso a mezzi di indagine sofisticati, facciamo diagnosi, magari complesse, seguendo iter prestabiliti, abbiamo accesso ad informazioni dettagliate e approfondite, possiamo consultarci con colleghi specialisti, non veniamo più considerati(finalmente), dei parenti poveri e un po’ stregoneschi dei medici.
Qualcuno, forse, si prende un po’ troppo sul serio, convinto di avere un “potere” che risulta spesso effimero. Io invece, mi chiedo quanto il nostro operato realmente incida su alcuni pazienti, quanto veramente possiamo attribuirci meriti, che forse sono più di madre natura. Una delle mie massime preferite è: “ cani e gatti,nonostante i nostri tentativi, spesso sopravvivono”, a cui aggiungerei: “spesso compito del medico è intrattenere il paziente mentre madre natura lo guarisce”, che non è mia , ma ,credo, di Voltaire.
Non voglio certo, per questo, destituire di valore un patrimonio di conoscenze e di potenzialità, che costituisce un valore aggiunto irrinunciabile della nostra professione e trovo assolutamente gratificante e stimolante lavorare con colleghi più giovani, motivati, aggiornati, che ti “costringono” a stare al passo.
Però, senza voler fare della filosofia di basso livello, semplicemente ogni tanto sento il bisogno di qualcosa di più immediato, di una causa effetto, magari di una semplicità disarmante, ma che mi dia certezza di avere fatto qualcosa di incontestabilmente utile (qualcuno meno disincantato potrebbe azzardare un:”avere salvato una vita”)
Questo credo sia successo l’altro giorno. Cagnolina piovuta dal nulla,magra, non spostava il termometro dai 35°C, mucose talmente pallide da far sembrare il latte rosa, respiro rantoloso, incapace di reggersi sulle zampe, una bella vomitata di sangue sul tavolo, stillicidio di sangue che non coagulava dalla bocca.(veleno per topi). Confesso di non avere neanche fatto esami, qualcuno potrebbe dire: “ma neanche una emoglobina, un coagulation time?”, no, niente proprio, solo una trasfusione diretta, una vagonata di vitamina K1, fluidi, antibiotico, e l’aspirante cadavere, già a fine trasfusione aveva un’altra faccia, e dopo quattro ore si è mangiata mezza scatoletta e ne avrebbe mangiato ancora!
Vederla che si alzava, scodinzolando, per avvicinarsi alla ciotola, parafrasando, non ha avuto prezzo. Questa volta ,penso, grazie a me, ma anche alla disponibilità di A.DI.CA e soprattutto grazie ad Agnes, dolcissima cagnolona e paziente donatrice (vedi foto), perché senza il suo sangue…

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